Culto delle acque: la Fonte Sacra Su Tempiesu in Sardegna

Amo la Sardegna per le sue spiagge bianche, le dune selvagge, il mare turchese e trasparente. Amo la Sardegna per le foreste di sughere, i borghi di pescatori, le chiese romaniche campestri. Ma amo la Sardegna anche per i suoi tanti siti archeologici, testimonianze di una civiltà di costruttori legata al mistero ed alla magia, al rapporto stretto con madre terra ed alle energie cosmiche, alla geometria sacra ed ai rituali religiosi. 

Tra i tanti reperti risalenti alla civiltà nuragica ci sono i pozzi sacri, luoghi dedicati al culto dell'acqua, di cui Su Tempiesu è uno degli esempi più significativi, sia da un punto di vista architettonico, sia per quanto riguarda l'ambiente naturale in cui sorge, tipicamente e meravigliosamente mediterraneo.

Il culto delle acque
Secondo le cosmogonie occidentali, l’acqua è uno dei quattro elementi che compongono l'universo, insieme ad aria, fuoco e terra: simbolo di morte e rinascita, per molti filosofi, primo fra tutti Talete, è l'archè, il principio primordiale di tutte le cose. 
E' la più forte energia Yin dei cinque elementi secondo il Feng Shui, insieme a terra, fuoco, legno, metallo.
Simbolo del divino, portatrice di vita o di morte, è stata associata alle cerimonie sacre in tutte le latitudini del pianeta ed in tutte le epoche, nonostante i cambiamenti politici, culturali e religiosi avvenuti nel tempo.
Già alcuni miti dei Sumeri e dei Babilonesi vedono l'acqua protagonista: nel poema Enûma EliÅ¡, l'Abisso è il dio primordiale delle acque dolci, mentre in Egitto faraoni e sacerdoti cercano di accattivarsi il favore di Mut, dio della guerra e delle inondazioni, attraverso rituali che possano garantire le regolari piene del Nilo, indispensabili per l'agricoltura. Nel libro della Genesi la divinità separa l'acqua dalla terra, nel Diluvio Universale l'acqua cancella il mondo precedente per rendere possibile un mondo nuovo e nella simbologia cristiana l’acqua è al centro di uno dei suoi riti più importanti, il battesimo, momento di rinascita e purificazione. 
Anche Omero associa al mito della creazione una divinità acquatica, Ōkeanós, un fiume che scorre intorno al mondo, padre degli dei e di tutti gli esseri viventi generati insieme a Tēthýs.
Nella mitologia greca l'acqua è anche un elemento oscuro legato agli inferi: il regno dei morti era infatti percorso da cinque fiumi, tra cui l’Acheronte, attraverso il quale il nocchiere Caronte traghettava le anime dei dannati.  
Questa duplice simbologia si spiega nella realtà con i due aspetti contrapposti dell'acqua: espressione di fertilità, ma anche portatrice di morte in caso di inondazioni. In entrambe le situazioni è stato necessario rivolgersi agli dei, sia per garantirsi piogge benefiche indispensabili per le società agricolo-pastorali, sia per il controllo delle piene al fine di scongiurare eventi distruttivi. 

In Sardegna i tanti pozzi sacri che sorgono nel suo territorio sono un'importante testimonianza del culto delle acque praticato durante la civiltà nuragica.

Siti archeologici in Sardegna
Fonte sacra Su Tempiesu
 
Il culto dell'acqua: miti e leggende di Sardegna
Si pensa che il culto dell’acqua in Sardegna sia esistito fin dal Paleolitico, ma è con l’epoca nuragica che questi rituali si sviluppano concretamente, collegati alle attività di agricoltura o di pastorizia nelle zone montuose dell’entroterra. Per questo motivo appare plausibile l'esistenza di due tipologie di riti: il primo riguardante le acque freatiche o di fonte, praticato dai pastori, il secondo, legato alla pioggia e celebrato dalle popolazioni agricole. 
I dettagli delle cerimonie rimangono piuttosto sconosciuti: ciò che resta oggi sono leggende tramandate nei paesi più interni, vecchi riti cristiani propiziatori della pioggia con rimandi al paganesimo. Si racconta che le madri dei bambini con ritardo nel linguaggio fossero solite portarli presso la chiesa campestre di Sant’Antonio, dove le statue del santo erano dotate di una piccola campanella. Versando dell'acqua all'interno della campanella e facendone bere tre sorsi al bambino, si sarebbe favorito lo sviluppo del linguaggio. 
Nel paese di Usellus per scongiurare le malattie cutanee ci si rotolava nella rugiada del mattino, mentre in diverse zone dell’isola si riteneva che un buon rimedio per mantenersi in salute fosse cospargersi di acqua marina nella notte di San Lorenzo. Inoltre, per non far avvicinare i bambini ai corsi d’acqua, si raccontava loro che lì abitasse su boi forraiu, un uccello il cui canto era considerato il richiamo della morte e dei dannati. 
Durante la notte infine, i corsi d'acqua erano strettamente legati a spiriti come le panas, le donne morte di parto. 
Con il passare del tempo, questi rituali si sono trasformati e Maimone, la divinità della pioggia, è stato sostituito da Maria, Gesù e dai santi, anche se la traccia degli antichi riti non è mai del tutto scomparsa e ancora oggi è presente nei racconti degli anziani e nelle leggende narrate ai bambini.

Il culto dell'acqua nella storia
Fonte sacra Su Tempiesu

In Sardegna sono presenti tre differenti tipologie di luoghi dedicati al culto delle acque:
  • pozzi sacri che consentono di raccogliere l'acqua sotterranea
  • fonti sacre per la raccolta di acqua sorgiva
  • rotonde, edifici a pianta circolare, senza un'adduzione idrica diretta da falda o da sorgente

Per scoprire il mistero del culto delle acque in Sardegna, la fonte nuragica di Su Tempiesu è una tappa da non perdere. 

La maggior parte dei pozzi nuragici si presentano infatti con la sola struttura del pozzo e delle scale, mentre Su Tempiesu, forse anche grazie ad una frana che lo seppellì nel IX secolo a.C., conserva gran parte della sua morfologia originale, molto elaborata e considerata un prototipo dei pozzi sacri. E' collocato in uno scenario naturale spettacolare; oltretutto io l'ho visitata in una giornata estiva in cui è scoppiato un forte temporale ed in questo verde e magico panorama dell'entroterra nuorese si è aggiunto pure l'arcobaleno.

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Panorama nei dintorni di Orune
 

La fonte sacra Su Tempiesu
La fonte si trova a circa un chilometro dalla biglietteria, con un dislivello di 150 metri: attrezzatevi con le scarpe da trekking e scorta di acqua. Il sentiero per raggiungerla è splendido da un punto di vista naturalistico: in discesa quello botanico indica i nomi delle essenze vegetali del luogo, in salita quello faunistico illustra le immagini e i nomi degli animali che vivono in questi boschi.
Il Tempiesu deve il suo appellativo al soprannome del proprietario del terreno, originario della città di Tempio. Fu edificato nel II millennio a.C. presumibilmente nel XIII secolo e scoperto nel 1953, durante alcuni lavori di sistemazione della vena acquifera da parte dei proprietari del fondo, la famiglia Sanna.

Su Tempiesu è stato costruito con conci di trachite e basalto accuratamente lavorati ed è addossato ad una parete rocciosa da cui sgorga l’acqua sorgiva che alimenta la fonte sacra. Su molti blocchi di pietra potrete notare delle singolari sporgenze mammelliformi, probabilmente dei simboli da ricollegare al culto della dea madre, dispensatrice di acqua, di vita e di nutrimento. 

La struttura è alta circa sette metri ed è formata da vestibolo, scala e cella. Nella parte interna del vestibolo si apre una scaletta a pianta trapezoidale che, per la sua forma strombata, richiama quella di Santa Cristina di Paulilatino e che porta alla piccola camera a tholos, dotata di un pavimento lastricato con al centro una fossetta di decantazione. Il tetto culmina in un timpano triangolare sul quale poggiava un acroterio che sosteneva venti spade votive in bronzo. Due archetti monolitici, forse con funzione statica ma anche decorativa, sono inseriti nelle strutture murarie superiori e ci fanno pensare che la tecnica dell'arco, la cui origine è stata spesso attribuita agli Etruschi, fosse stata invece già adottata in epoche precedenti, probabilmente importata dal Medio Oriente. 

Nei periodi di piena l’acqua traboccante scorreva in una canaletta scavata sul pavimento del vestibolo e veniva convogliata in una seconda piccola fonte.

Nel pozzetto sono stati rinvenuti numerosi oggetti votivi bronzei: pugnali, spilloni, pendagli, fibule, bracciali, bottoni, anelli, vaghi di collana, aghi e bronzi antropomorfi come la figura maschile barbata con bandoliera a tracolla, il pastore con bisaccia e la coppia di offerenti. I bronzetti rappresentano la credenza che le fonti ed i pozzi avessero proprietà curative e fortificatrici, un ringraziamento quindi per i benefici ottenuti dall'acqua. I reperti recuperati durante gli scavi sono ora conservati nel Museo Nazionale Archeologico di Nuoro.

Nei giorni di solstizio d’estate il sole centra perfettamente l’imboccatura della fonte: il primo raggio che spunta dal Monte Albo illumina la facciata di Su Tempiesu, raggiunge in breve tempo l'interno della camera circolare e si irradia nell'acqua. 
Interessante il riflesso della luna nelle acque della fonte sacra: è probabile infatti che si svolgessero anche dei riti dedicati alla luna, legata all'acqua, alle maree ed al mondo femminile.

Fonte sacra Su Tempiesu
Su Tempiesu: percorso botanico

Come arrivare a Su Tempiesu
Si raggiunge da Orune, percorrendo circa 5 chilometri su una strada abbastanza stretta che conduce alla struttura ricettiva. 
Potrete parcheggiare vicino alla biglietteria, dove riceverete tutte le informazioni necessarie. 
A noi hanno offerto anche un bicchiere di mirto!


Dove mangiare a Su Tempiesu
Ad Orune vi consiglio il ristorante/pizzeria CosMo, Corso Repubblica, 12.
 
Dove dormire a Su Tempiesu
Se volete vivere l'interno della Sardegna dormendo nel cuore del Supramonte, vi consiglio Su Gologone, charme, eleganza e benessere.


2 Commenti

  1. Complimenti per l'articolo che viene esposto in modo comprensibile anche per i più profani.Apprezzabili le reminiscenze classiche che ci ricordano del bene più prezioso in natura, bene purtroppo da me non valorizzato come dovrebbe essere ed addirittura sciupato. Consiglio i saggi di Luisa, perché ,pur essendo concisi ,illustrano sapientemente il trattato. Veramente brava. Paragonabile alle guide touring,forse più minuziose.

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