Quale miglior argomento, in occasione del primo maggio, se non quello di parlare di Volpedo, comune della provincia di Alessandria famoso per aver dato i natali a Giuseppe Pellizza, autore della celebre opera Il Quarto Stato.
Volpedo
Il borgo sorge sulle estreme propaggini collinari allo sbocco in pianura del torrente Curone.
Una stele sepolcrale, oggi incastonata in un muro laterale della parrocchiale, testimonia la presenza romana già nel I secolo, anche se il primitivo insediamento probabilmente è riferibile alle antiche popolazioni liguri.
La Pieve è nominata in una documentazione scritta risalente al 966, periodo probabilmente coevo alla costruzione del castrum, il villaggio fortificato di cui ancora oggi è visibile parte della cinta muraria.
Volpedo è stata inserita nel circuito dei Borghi più belli d'Italia e, dal 2019 al 2024, ha ottenuto la spiga verde, riconoscimento nazionale conferito dalla Foundation for Environmental Education alle località che promuovono uno sviluppo rurale sostenibile.
Nel 1482 un bambino di 8 anni di Volpedo, Giovannino Costa, venne ritrovato barbaramente ucciso: l'omicidio suscitò grande scalpore e presto si parlò di miracoli attribuiti al ragazzo, generandone il culto.
Divenuto beato, è oggi patrono del paese.
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Pieve di San Pietro a Volpedo |
Giuseppe Pellizza da Volpedo
Giuseppe Pellizza nacque a Volpedo il 28 luglio 1868 da Pietro e Maddalena Cantù. Il padre era un piccolo proprietario terriero, molto impegnato nella vita politica del paese, fondatore della Società Operaia di Volpedo ed in più occasioni incaricato in ruoli amministrativi comunali.
Già da ragazzo Giuseppe Pellizza evidenziò una spiccata propensione per il disegno, manifestando con sempre maggiore determinazione la volontà di frequentare l’Accademia d’arte.
Nel novembre 1883 si trasferì a Milano dove divenne allievo del pittore Giuseppe Puricelli ed in seguito di Giuseppe Bertini all'Accademia di Brera.
Espose per la prima volta nel 1885 presso la pinacoteca milanese.
Pellizza decise di proseguire il suo tirocinio formativo a Roma, poi a Firenze, dove, oltre ad avere come maestro Giovanni Fattori, conobbe altri due fondamentali esponenti della pittura macchiaiola: Silvestro Lega e Telemaco Signorini.
Alla fine del 1888 approfondì gli studi a Bergamo presso l’Accademia Carrara.
Il desiderato viaggio a Parigi, in occasione dell’Esposizione Universale del 1889, venne interrotto dalla morte della sorella minore Antonietta: rientrò a Volpedo e dipinse Ricordo di un dolore, donato all’Accademia Carrara a testimonianza del proficuo biennio bergamasco.
Alla fine del 1890, dopo una brevissima esperienza a Genova, Pellizza adattò a studio un locale adiacente alla casa paterna.
Nel 1891 partecipò con successo alla I Triennale di Brera con i grandi ritratti dei due genitori, oggi conservati nello studio di Volpedo, in cui le stesure cromatiche uniformi lasciavano posto a pennellate più piccole, in un primo tentativo di divisione del tratto pittorico. Nella stessa occasione espose anche Il mediatore e Pensieri: la modella della figura femminile di questo quadro era Teresa Bidone che l'artista sposò l'anno successivo.
Nel 1892 iniziò anche ad aggiungere da Volpedo alla firma sulle sue opere e ricevette la medaglia d'oro con il dipinto Mammine all’Esposizione italo-americana di Genova.
Proprio a Genova ritrovò l’amico di studi Plinio Nomellini che lo spinse verso ulteriori sperimentazioni divisioniste.
Dal 1891 al 1901 lavorò ai bozzetti preparatori ed alla stesura definitiva de Il Quarto Stato, il suo capolavoro universalmente noto, divenuto simbolo della lotta sociale e delle rivendicazioni dei lavoratori di fine Ottocento.
Dopo alcuni anni dalla morte di Giovanni Segantini, nel 1904 Pellizza intraprese un viaggio in Engadina, luogo segantiniano per eccellenza, al fine di comprendere in modo più completo il pittore che considerava suo maestro.
Nel 1906, grazie alla sempre maggiore circolazione delle sue opere in esposizioni nazionali e internazionali, fu chiamato a Roma, dove riuscì a vendere allo Stato Il sole, per la Galleria d'arte moderna e contemporanea della capitale.
Questo periodo decisamente positivo venne interrotto nel 1907, con la morte del terzogenito Pietro, seguita da quella dell'amata moglie Teresa. Il padre, invecchiato, non era più in grado di occuparsi delle incombenze legate all’azienda di famiglia e morì nello stesso anno.
Giuseppe Pellizza da Volpedo entrò in una profonda crisi depressiva e decise di togliersi la vita nel suo stesso studio alle prime ore del mattino del 14 giugno 1907.
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Mammine riproduzione |
Il Quarto Stato
Pellizza incominciò a lavorare al bozzetto degli Ambasciatori della fame nel 1891, dopo aver assistito ad una manifestazione operaia in piazza Malaspina a Volpedo: tre soggetti visti dall'alto marciano davanti alla folla in protesta.
Altre due versioni degli Ambasciatori della fame seguirono alla prima bozza: una datata 1892 a cui Pellizza aggiunse un gruppo di donne e l'altra, del 1895, a carboncino e gesso.
Sempre nel 1895 il pittore decise di realizzare un ulteriore studio ad olio che costituì un punto di rottura con le versioni precedenti: la massa proletaria, vastissima, forma una vera e propria Fiumana umana, la luminosità è giocata sui contrasti cromatici esaltati dalla tecnica divisionista ed il punto di fuga prospettico si abbassa, in modo da dare maggiore enfasi alla folla. Venne inoltre aggiunta una nuova figura femminile con un bimbo in braccio, forse la moglie Teresa.
Non ancora soddisfatto del risultato tecnico-artistico di Fiumana, profondamente solidale alle proteste dei lavoratori e scosso dal massacro dei moti di Milano, Pellizza decise di giungere alla versione definitiva del suo manifesto per il proletariato. I suoi obiettivi erano quelli di rendere la fiumana più tumultuosa e irruente e di perfezionare i valori cromatici: è su queste basi che dal 1898 dipinse Il cammino dei lavoratori: figure plastiche, gestualità arricchita e toni cromatici caldi, stesi a pennellate di linee e punti.
Lo scopo sociale della pittura di Pellizza da Volpedo si attuò attraverso la rappresentazione di lavoratori che fanno della lotta per il diritto universale una lotta di classe: il loro incedere non è violento, ma lento, determinato, quasi invincibile.
La stesura del Cammino dei lavoratori richiese tre anni: nel 1901, ad opera terminata, l'autore decise di darle un nuovo titolo: Il Quarto Stato.
Cosa vedere a Volpedo
- Pieve romanica di San Pietro: rimaneggiata nel XV secolo, all'interno conserva pregevoli affreschi, alcuni dei quali attribuiti ai fratelli Manfredino ed a Franceschino Boxilio. Il catino è occupato dalla figura del Cristo pantocratore, affiancato a sinistra dall'elegantemente gotica Vergine ed a destra da San Michele Arcangelo. Intorno sono rappresentati i simboli dei quattro evangelisti. Nel registro inferiore, in una nicchia collocata sotto la mandorla, emerge la figura di Re Davide affiancata da una teoria dei Dodici Apostoli. Al fondo della navata destra è posta una Madonna col Bambino, frammento di un affresco dello stesso periodo e immagine cara alla devozione popolare.
- Bastioni: le mura fortificate di Volpedo vennero edificate intorno al X secolo. La porzione visibile oggi, di foggia cinquecentesca, è stata preservata dalla demolizione nel 1904 grazie all'intervento di Giuseppe Pellizza, come testimoniano le lettere inviate alle competenti autorità torinesi e le fotografie fatte scattare dall'artista stesso.
- Parrocchiale di San Pietro Apostolo: edificio ottocentesco, sorge sul luogo dove un tempo viveva Giovannino Costa. All'interno è esposto San Luigi Gonzaga, opera di Pellizza del 1894.
- Sentiero della Montà di Bogino: per gli amanti della natura e del trekking questo percorso ad anello parte da Volpedo snodandosi tra vigneti e vedute panoramiche sulle colline circostanti per 5 chilometri. Risale una collina che Pellizza immortalò nel quadro Montà di Bogino.
- Quercia monumentale: in località Cascina Boffalora è presente una roverella riconosciuta come pianta monumentale, dall'età stimata di oltre 200 anni.
- I luoghi di Giuseppe Pellizza: tra le vie di Volpedo si snoda un interessante itinerario dedicato all'artista. Riproduzioni delle sue opere sono installate in punti corrispondenti agli scorci che le hanno ispirate, in particolare la piazzetta dove Giuseppe Pellizza ambientò Il Quarto Stato ha mantenuto le le dimensioni e l’aspetto di fine Ottocento. In prossimità della piazza, nello storico Palazzo del Torraglio, è ospitato il Museo Didattico, all'interno del quale pannelli esplicativi, immagini fotografiche, documenti ed una installazione multimediale permettono al visitatore di approfondire l'opera dell'artista. In via Rosano è aperto al pubblico l'atelier del pittore, donato dalle figlie al Comune di Volpedo. All'interno sono conservati strumenti di lavoro, oggetti di uso quotidiano, libri ed alcune opere tra cui i ritratti dei genitori, della moglie e uno incompleto della sorella prematuramente scomparsa.
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Studio di Pellizza da Volpedo |
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