L'acqua, simbolo del divino, portatrice di vita o di morte, è stata associata alle cerimonie religiose in tutte le latitudini del pianeta ed in tutte le epoche, nonostante i cambiamenti politici, culturali e spirituali avvenuti nel tempo.
Anche in Umbria il culto delle acque è stato praticato attraverso riti sacri, prima pagani e poi cristiani, presso le magiche Fonti del Clitunno.
Le acque sacre del Clitunno
Le Fonti del Clitunno sono comprese in un parco naturalistico che si estende su una superficie di quasi 10.000 mq lungo la via Flaminia fra Spoleto e Foligno, nel comune di Campello sul Clitunno.
Sono alimentate da sorgenti sotterranee che creano un laghetto dalle acque smeraldine circondato da una fitta vegetazione, in particolare salici e pioppi cipressini, e frequentato da numerose specie di animali acquatici.
In epoca romana le sorgenti erano così copiose da formare un grande fiume navigabile fino a Roma, proseguendo con il Tevere.
Nel 440 d.C. un violento terremoto modificò radicalmente l’area ridimensionando l'ingente apporto d'acqua originale.
L’attuale sistemazione è dovuta all’opera del Conte Paolo Campello della Spina che, tra il 1860 e il 1865, riorganizzò gli spazi, creò il laghetto, introdusse i volatili e le nuove piantumazioni.
Le Fonti del Clitunno venivano considerate sorgenti sacre, luoghi di culto dedicati al Dio Giove Clitunno, personificazione dell'omonimo fiume, in nome del quale furono edificati diversi sacelli.
La loro bellezza ispirò pittori, poeti e scrittori: lodate da Plinio il Giovane in una delle sue lettere e descritte da Virgilio nelle Georgiche, erano frequentate anche dall’imperatore Caligola durante le Sacra Clitumnalia, cioè le feste primaverili in onore del dio Clitunno, i cui riti celebravano la purezza delle Fonti e le proprietà taumaturgiche delle acque.
L'avvento del Cristianesimo non cancellò il carattere di sacralità delle Fonti: i riti pagani di purificazione connessi alle sorgenti trasmutarono in quelli cristiani legati al battesimo. Ed infatti, secondo approfonditi studi storiografici, nelle aree limitrofe furono eretti un Battistero e la Pieve di San Michele Arcangelo, edifici di cui oggi non è rimasta traccia ma che testimoniano la rilevanza che questa zona dell'Umbria aveva assunto anche in epoca medioevale.
Più tardi, le sorgenti comparvero in opere di autori come Corot, Byron e Giosuè Carducci, il quale le consacrò nella sua ode Alle Fonti del Clitunno.
Frontone del Tempietto sul Clitunno |
Il Tempietto del Clitunno
Tra i numerosi luoghi di culto posti sotto la dipendenza della Pieve c'era anche una piccola chiesa rurale, conosciuta come Ecclesia San Salvatoris e miracolosamente giunta fino a noi: è il Tempietto del Clitunno, uno tra i sette luoghi italiani riuniti nel sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.), inseriti nel 2011 nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Eretto nell’area presumibilmente occupata in epoca romana da sacelli dedicati alle divinità fluviali, per la sua singolare architettura è stato a lungo ritenuto un edificio di epoca classica: persino il Palladio ne attribuì il periodo di costruzione all’età romana.
Il Tempietto, in stile corinzio e tetrastilo in antis, è invece databile, secondo molti storici, tra gli inizi del VII e l'VIII secolo e rappresenta un’importante testimonianza di architettura longobarda che, attingendo al linguaggio classico, enfatizza il potere delle famiglie ducali. Sporadici documenti suggeriscono infatti che le élites longobarde in Italia commissionassero edifici prestigiosi su modello dei predecessori romani, al fine di legittimare la loro autorità .
Tempietto del Clitunno |
L'esterno del Tempietto
Nella costruzione dell’edificio sono stati riutilizzati probabilmente i resti di un più antico sacello pagano o di ville e terme collocate nei dintorni, integrati con i manufatti marmorei di gusto classicheggiante appositamente prodotti.
Il Tempietto è composto da due ambienti sovrapposti:
- Il primo, a livello del suolo, è identificabile con una sorta di cripta. Presumibilmente ospitava una sorgente le cui acque, attraverso una conduttura, confluivano davanti al Tempio. Il culto delle acque pagano è stato quindi preservato e mantenuto vivo con una nuova reinterpretazione, un ponte tra due culture, due civiltà , due religioni che testimonia il grande potere simbolico che delle sorgenti nel corso della storia: la divinità del Clitunno diventa il Dio cristiano.
- Il secondo livello è stato edificato su un alto podio. La facciata è caratterizzata da due colonne centrali scolpite con eleganti motivi a squame, e due laterali, scanalate a spirale ed addossate ai pilastri, anch’essi scanalati, che sorreggono la trabeazione. L’architrave nel prospetto principale riporta, in caratteri maiuscoli romani, l’iscrizione in latino Dio Santo degli angeli che ha effettuato la resurrezione, uno dei rarissimi esempi di epigrafia monumentale del primo Medioevo. Da alcuni frammenti rinvenuti, si presuppone che due analoghe incisioni si trovassero su lati del tempio. In origine esistevano due scalinate laterali di accesso, demolite nel XVIII secolo in seguito ad un terremoto. All’interno del frontone risalta il timpano scolpito a bassorilievo con eleganti motivi vegetali che incorniciano la centrale croce paleocristiana. Lo stesso motivo è ripetuto sul timpano della parete absidale.
L'interno del Tempietto
Attraverso un elegante ingresso, dal pronao si accede alla cella, coperta da una volta a botte.
Sulla parete absidale si apre una raffinata edicola con tabernacolo delimitata da preziose cornici e caratterizzata dalla commistione di elementi architettonici di reimpiego e di decorazioni eseguite ex novo.
I materiali dell’altare, composto da una lastra di pietra su colonna scanalata, risalgono al I secolo d.C.
Nel catino è raffigurato il Cristo Pantocrator, mentre ai lati San Pietro e San Paolo. Alcuni angeli con croce gemmata decorano la parete di fondo.
Questi affreschi, in buono stato di conservazione, testimoniano la raffinatezza pittorica altomedioevale di matrice longobarda. Sono ritenuti i più antichi dell’Umbria, databili VIII secolo d.C.
Cella del Tempietto sul Clitunno |
Le vicissitudini del Tempietto sul Clitunno
Il Tempietto superò il medioevo senza danni.
Nel 1571 fu definito abbandonato dal vescovo Lunel che ne constatò lo stato di conservazione durante una visita pastorale.
Dopo essere appartenuto ad Antonio Brancaleoni di Spoleto, nel 1730 passò in possesso di un eremita, padre Ilarione, che ottenne dal vescovo il permesso di commerciare alcuni marmi per acquistare suppellettili liturgiche.
Fra’ Paolo, cui era poi stato affidato, dopo un terremoto demolì i due portichetti laterali: pietre e colonne furono vendute a Pierbiagio Fontana di Spoleto, che stava realizzando un altare in San Filippo di Spoleto.
Solo nel 1765 il cardinale Carlo Rezzonico emise un decreto per la conservazione del Tempietto; ingenti restauri furono operati dal parroco Pila Carrocci tra il 1858 e il 1894.
Fonti del Clitunno |
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